Successivamente, il Milazzo, nel 1990-91, è allenato -ed arriva al terzo posto in Promozione- da un uomo di calcio che in passato aveva militato come giocatore nelle file di Messina e Igea (fra le altre compagini) e, pur se di origine campana, si era nel frattempo stabilito definitivamente in Sicilia: Pietro Lo Monaco, che in futuro diventerà ben noto in ambito nazionale come manager di importanti club anche di serie A, tornando peraltro anche a ricoprire ruoli dirigenziali a Milazzo con il recente “sbarco” nei professionisti. L’animale continuò a comparire “libero” sul petto delle maglie biancorosse fino al 1996, quando in occasione della prima promozione in Serie A della gestione Gaucci, si decise di dotare il club di un nuovo stemma: stavolta lo storico grifone risultava abbastanza sacrificato all’interno di un piccolo scudetto dai lati obliqui, recante in alto l’anno di fondazione 1905; il tutto era contornato dalla particolare dicitura PERUGIA FOOTBALL CLUB (nonostante il club perugino non avesse cambiato denominazione societaria), inscritta a sua volta dentro una bordatura bianca a tre punte. È il messaggio di Stephan El Shaarawy che ha disposto la sua personale collezione in delle teche, rendendo la sua stanza da letto una sorta di museo.
Alla ripresa dell’attività sportiva nel secondo dopoguerra, il grifone sulle casacche aumentò di dimensioni, e venne inserito all’interno di grande scudo a forma di triangolo rovesciato, senza iscrizioni di sorta. Da sinistra: Giovanni Pagliari con la divisa della stagione 1985-1986, tra le prime ad essere disegnate secondo le mode dell’epoca – un redesign che aveva coinvolto anche lo stemma -, e Pasquale Domenico Rocco con la prima maglia firmata Galex, dieci anni dopo, che mostra un generale ritorno alla tradizione. La divisa da trasferta della Repubblica Ceca per Euro 2024 è bianca con inserti blu e rossi. Nel 2023 in occasione della partecipazione alla terza serie A nella storia del club, esce il brano “Sogno Giallo Blu”, con testo e musica di Simone Aquilini, dedicato al raggiungimento della massimo campionato. La nuova Associazione Sportiva Dilettantistica Perugia Calcio che s’iscrisse alla Serie D riportò sulle maglie da gioco il solo grifone rampante, libero da stemmi (nonostante la nuova proprietà avesse riacquistato il vecchio stemma dell’A.C. Dopo il fallimento dei Gaucci e la creazione della nuova società Perugia Calcio nel 2005, venne realizzato anche un nuovo stemma societario, che in pratica si limitava a riprendere le forme e i contenuti dei precedenti.
Al campionato d’Europa 1996 l’Italia portò una nuova divisa, che fece il suo debutto nell’amichevole del 29 maggio 1996 a Cremona con il Belgio. 1991-1992, quando la figura del grifone venne stilizzata ed estesa a tutta la grandezza del divisa, coinvolgendo direttamente la grafica della casacca e generando di fatto una particolare maglia trinciata, più bianca che rossa; l’azzardo, che poco incontrò il favore dei tifosi, venne presto abbandonato già a stagione in corso, e il grifone riprese la sua classica posizione rampante sul petto. Tra le curiosità legate a questa divisa, degno di nota rimane il particolare caso di Perugia-Milan (1-1) del 14 ottobre 1979: a causa di un disguido, i rossoneri dimenticarono a Milano la loro seconda maglia bianca, sicché furono costretti a scendere in campo vestendo la terza casacca blu dei grifoni. La creazione di un tale completo – il cui utilizzo in campo era all’epoca ancora molto raro e limitato – si rese necessario nell’eventualità di trasferte contro altre formazioni biancorosse, dato che in tali circostanze il club perugino aveva fin lì utilizzato, sia per la prima che per la seconda casacca, pressoché i suoi stessi colori sociali, ovvero il bianco e il rosso.
Un cambiamento che ha apportato un salto estetico molto evidente rispetto alle stagioni precedenti, e che ha giocato un ruolo decisivo nella nostra scelta della migliore maglia della Serie A di quest’anno. L’idea di una maglia scaramantica tornò in auge alla conclusione della Serie B 1997-1998, in cui il Perugia era arrivato a giocarsi il quarto e ultimo accesso disponibile per la Serie A, in uno spareggio a Reggio nell’Emilia contro il Torino: questa volta, il club scelse di riproporre l’identico design della casacca indossata quasi vent’anni prima dal Perugia dei miracoli. L’esito dello spareggio sorrise al Perugia, così tale uniforme scaramantica venne nuovamente riproposta alla fine della Serie A 2003-2004, quando i grifoni si prepararono ad affrontare uno spareggio-salvezza interdivisionale contrapposti alla Fiorentina: stavolta lo stratagemma scaramantico non funzionò, coi biancorossi sconfitti nel doppio confronto e retrocessi. Simbolo per antonomasia del Perugia è il grifone – da cui il soprannome di “grifoni” assegnato ai suoi calciatori -, una figura araldica storicamente legata alla città perugina, dove compare nello stemma comunale ed è altresì oggetto di statue e incisioni su numerosi edifici e monumenti del capoluogo umbro.