Le maglie storiche calcio incarnano un fascino senza tempo che attraversa generazioni. Abbiamo maglie retro e vintage delle più grandi squadre della Premier League (Chelsea, Liverpool FC, Tottenham, Manchester City, West Ham, il Manchester United di Best) o della Serie A (Juve, Roma, Milan, Inter, Fiorentina, Torino). Perché, nonostante le offerte di grandi squadre come Barcellona e Real Madrid, hai preferito restare all’Inter? Una mossa, tra l’altro, già innescata da grandi aziende sensibili alla questione, come Adidas con la sua campagna “She Breaks Barriers”, o da chi ha fatto parte di questo mondo ed è disposto a raccontarne complessità e contraddizioni. E questo non certamente perché le ragazze non fossero interessate a giocare all’aperto o fossero più pigre e sedentarie, ma per una visione della società che vedeva, e ancora in parte vede, la pratica sportiva tutta declinata al maschile. Innanzitutto, a livello personale, sfatare falsi miti e combattere gli stereotipi negativi può di sicuro contribuire a sostenere la passione di tutte le giovani atlete talentuose in Italia e all’estero, favorendo, al contempo, anche l’empowerment di donne e ragazze. Questa apologia della femminilità che vede le attività fisico-sportive – soprattutto quelle agonistiche – come nemiche delle donne, rende quindi difficile e coraggiosa la scelta di molte atlete di non farsi bastare solo un po’ di sana attività sportiva quotidiana per restare in salute.

Come mostrato dalla ricerca Social Athletes condotta da DAZN, infatti, le atlete si imbatterebbero in discorsi d’odio in una percentuale nettamente maggiore (24-22%) dei colleghi di sesso maschile (4%). Un risultato che è certamente il riflesso del sessismo che si annida nella nostra società e che, se anche in misura minore a partire dal secondo dopoguerra, può solo aver agito come deterrente alla diffusione dello sport femminile affossando talenti e intralciando destini. Inoltre, per innescare un cambiamento di mentalità, potrebbe funzionare contrastare la tendenza dei media tradizionali nel dedicare scarsa visibilità agli sport femminili. Rispetto agli obiettivi per cui la Calicanto è nata, a che punto si trova ora, secondo lei, l’Associazione? Ritornato in Prima Divisione, restò nella massima serie per due anni. L’8 gennaio 2017, prima della partita di campionato contro il Barcellona, viene reso noto il nuovo nome dello stadio del Villarreal, che diviene Estadio de la Cerámica. In quello noto come Saipan Accident, Keane criticò aspramente le scelte logistiche della FAI e i metodi di preparazione della squadra in vista della competizione, rilasciando una polemica intervista. Ora lo aspetta un futuro da vicepresidente dell’Inter, la squadra della sua vita. Nella tua vita di sportivo quanto conta la fede?

Consultate i negozi nella vostra zona o visitate le fiere del collezionismo sportivo. L’argomentazione che affermerebbe il contrario all’interno dell’universo sportivo è, infatti, frutto di un’ideologia che confina la donna nella sfera domestica, come addetta alla cura della casa e della famiglia e a cui vengono attribuiti valori quali grazia, eleganza, armoniosità e bellezza tipici di una visione patriarcale che non lascia spazio allo sport nell’universo femminile. Siamo cresciuti guardando tantissimi ragazzi giocare a calcio in tv, ma a pensarci bene, anche nei cortili di casa nei pomeriggi dopo la scuola. E un esempio, in quest’ultimo caso, lo ritroviamo proprio in casa nostra, con la produzione del docufilm “Le Sfavorite – No bets on the Underdogs”, autoprodotto da due ex-sportive italiane, oggi registe, Flavia Cellini e Linda Bagalini in cui protagoniste sono proprio le storie di un’ex-calciatrice e opinionista sportiva, siti di maglie da calcio di un’allenatrice di boxe e di una giocatrice della nazionale di rugby. Nell’arena sportiva, queste donne si ritrovano così a combattere stereotipi, primo fra tutti, quello che le vede come inclini a una virilizzazione deviante e che metterebbe addirittura in discussione il loro orientamento sessuale, maglie da calcio personalizzate a poco prezzo sottoponendole ad attacchi omofobi e a commenti d’odio in rete.

Questo sistema valoriale è sostenuto anche dai modelli proposti dal mercato in cui una donna sportiva fa fatica a rispecchiarsi: donne magre, ma senza muscoli; curate e dai lineamenti fini e non mascolini. Niente di complicato: che indipendentemente dal genere e dal tipo di sport, uomini e donne, ricevano non solo la stessa attenzione dai media, ma anche la stessa narrazione; che possano usufruire dei medesimi finanziamenti; che siano pagati allo stesso modo e che i premi in denaro per i tornei femminili e maschili si eguaglino; che possano fare carriera in ogni ambito inerente al mondo dello sport o ancora che, soprattutto, possano occupare ruoli di leadership, in modo che le loro voci cessino di rimanere inascoltate. E ognuno di noi a modo suo quest’anno è stato grande. Una grande soddisfazione personale per uno degli attaccanti più longevi nella storia del calcio dilettantistico mantovano e non solo. Perché sì, cari lettori, quanto scritto sopra si verifica purtroppo solo in maniera intermittente e nel XXI secolo questo è decisamente inaccettabile, perché non c’è intermittenza che possa reggere affinché ogni essere umano, uomo o donna che sia, possa brillare così come la sua natura merita.