La rosa fu costruita attorno all’ex calciatore, capitano e assessore allo sport del comune di Salerno, Roberto Breda, chiamato in panchina per tentare la pronta risalita in B. Il gruppo messo a sua disposizione, pur molto giovane, riuscì subito a regalare un calcio d’attacco e risultati convincenti, che gli permisero di balzare in testa alla classifica dopo la vittoriosa trasferta di Ferrara, giunta all’ottava giornata. Oltre alle decisive reti di Marco Di Vaio (21, capocannoniere) ed Edoardo Artistico (12), fu fondamentale l’apporto di un centrocampo di qualità (composto dal già citato Roberto Breda, dai fratelli Giovanni e Giacomo Tedesco e dal trequartista Alessio Pirri), oltre che di una difesa imperniata su cavalli di ritorno (Ciro Ferrara, Vittorio Tosto, rientrato a Salerno l’anno prima) e giovani di buone prospettive (Luca Fusco). Nella stagione del novantesimo anniversario, la Salernitana – colpita a inizio stagione dagli infortuni, peraltro gravi, dei suoi uomini più rappresentativi (Francesco Cozza e Roberto Merino) – batté diversi record negativi fatti precedentemente registrare nella sua storia; la stagione fu estremamente travagliata e si alternarono in panchina addirittura quattro allenatori (il confermato Brini, Marco Cari, Gianluca Grassadonia ed Ersilio Cerone), nessuno dei quali riuscì a trovare il modo di salvarla da un perentorio ultimo posto, che valse la retrocessione in terza serie, al tempo denominata Lega Pro.
Dopo un inizio incoraggiante per la squadra granata, la stagione fu gravemente influenzata dall’interruzione di oltre tre mesi delle attività sportive, dovuta allo scoppio in Italia della pandemia di COVID-19. L’anno successivo ripristinata la serie A, i neroverdi nonostante i 13 gol di Ottino (miglior goleador in una stagione di serie A del Venezia) retrocedono in Serie B, assieme al Brescia. Nonostante un cammino positivo in Coppa di Lega, i risultati in campionato rimasero scarsi, tanto da portare all’esonero definitivo di Carlo Perrone. Pur in netta crisi di risultati e gioco, la squadra riuscì ad acciuffare la salvezza, grazie anche ad alcune decisive reti del centravanti sudafricano Phil Masinga, che scacciarono lo spettro della retrocessione. Nella stessa estate, il sodalizio riacquisì i diritti per chiamarsi Unione Sportiva Salernitana 1919 ed esibirne i simboli distintivi, grazie a un accordo stipulato con la Energy Power. Grazie all’esplosione del neo-acquisto Leonardo Gatto, oltre al ritrovato istinto da goleador di Coda, schierato in coppia con Alfredo Donnarumma, la Salernitana si risollevò, giungendo quint’ultima e arrivando a giocarsi le sue residue possibilità di salvezza ai play-out contro una Virtus Lanciano in odore di fallimento.
Ne venne fuori un ruolino di marcia di 14 punti in 7 partite, che portò la Salernitana a giocarsi la salvezza all’ultima gara in trasferta, in programma al Leonardo Garilli di Piacenza. La situazione di classifica deficitaria fece sì che il presidente Aliberti tornasse sui suoi passi per richiamare l’allenatore nativo di Trapani, che riuscì a centrare la salvezza a 180′ dalla fine del torneo, portando i granata al quindicesimo posto. Nella stagione successiva, la formazione fu affidata a Francesco Oddo, l’allenatore che aveva fallito d’un soffio l’impresa della salvezza in A. L’avvio in Coppa Italia fu più che incoraggiante e permise ai granata di arrivare a giocarsi l’accesso ai quarti di finale in un doppio incontro contro la Fiorentina, futura vincitrice della coppa. Nemmeno la nuova gestione riesce tuttavia ad evitare che il Venezia chiuda la stagione regolare al secondo posto, valido per l’accesso ai play-off, ove gli arancioneroverdi battono il San Paolo Padova per 1-0, ma perdono la finale regionale contro il SandonàJesolo per 2-3. Protagonista stagionale è l’attaccante Emil Zubin, capocannoniere del campionato con 25 reti. Ottenuta la promozione, la compagine blu-granata si fermò a un passo dalla finale valida per l’assegnazione del Campionato di Serie D, finendo sconfitta ai rigori dal Teramo.
Nell’annata seguente, la Salernitana si presentò ai nastri di partenza ancora una volta con una rosa infarcita di giovani promesse, tra cui Raffaele Schiavi, Maurizio Lanzaro, Cristian Molinaro e Raffaele Palladino, giunto in prestito dalla Juventus. La nuova squadra, dopo aver viaggiato a una media di appena 1 punto a partita nelle prime gare della stagione sotto la guida di Maurizio Costantini, fu affidata a Stefano Cuoghi. L’Irlanda, stavolta allenata da Eoin Hand, nelle qualificazioni al campionato del mondo 1982, non riuscì a qualificarsi esclusivamente per la differenza reti, che li penalizzò a vantaggio della Francia, tra l’altro nuovamente battuta a Dublino. La compagine granata chiuse i conti per la vittoria del campionato nella sfida casalinga con il Barletta del 25 aprile (3-1 per i padroni di casa), tornando in Serie B dopo una militanza di quattro stagioni nelle serie minori. Le due finali contro l’Hellas Verona furono decise dai rigori: due assegnati (e segnati) dai gialloblù al Bentegodi, uno realizzato dai granata nella sfida dell’Arechi. A mercato già chiuso i Granata si assicurano inoltre le prestazioni dello svincolato Franck Ribéry, magliette calcio che firma il 6 settembre e viene presentato lo stesso giorno all’Arechi insieme al resto della squadra. Alla guida tecnica viene confermato il tecnico marchigiano Fabrizio Castori, già artefice della promozione granata e alla sua seconda stagione in A dopo quella del 2015-2016 con il Carpi.
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