T-Shirt Uomo Calcio – Mo Je Faccio Er Cucchiaio! Non ho mai avuto particolare considerazione per gli allenatori, li ho sempre visti con un certo fastidio, ottusi come quasi tutti i rappresentanti dell’Autorità, gente un po’ sopravvalutata che, per dirla con Galeano, “crede che il calcio sia una scienza e il campo un laboratorio”. Eppure, qualche volta, anche questa categoria ha le sue brave eccezioni, gente che conosce il valore relativo degli schemi e sa che, in fin dei conti, i calciatori sono uomini e non puntini su una lavagna. In tema di fusione di generi, chi è il più eclettico fra i calciatori interisti? P.s: non ho mai saputo che voto presi in quel tema. In quel momento in tv inquadrano Mourinho, impassibile mentre tutto lo stadio lo insulta, come se già sapesse che quel calvario alla fine sarebbe stato premiato con l’ovvia resurrezione. Lui si chiama Mourinho, José Mourinho e, per rimanere ai fumetti della galassia bonelliana, lo paragonerei senz’altro a Tex. Mi aggrappo a quell’immagine e comincio a recitare una preghiera laica dedicata a San José da Setubal e, miracolosamente, io e l’Inter sopravviviamo fino alla fine. Certo l’Inter che aveva in mano era uno squadrone, ma non era la squadra più forte d’Europa, eppure in quell’irripetibile primavera del 2010 José, come bambini cresciuti, ci ha accompagnati per mano nel suo personale luna park.
Stagione 1992-93, finita l’era Trapattoni e tramontata l’utopia di Orrico e della sua famosa ‘gabbia’, Ernesto Pellegrini, l’allora presidente, quello che Agnelli definì il suo cuoco perché con la sua impresa di catering riforniva le mense di Mirafiori, chiama come allenatore ‘Schopenauer’ Bagnoli, reduce dal piccolo miracolo del Genoa con cui era arrivato in semifinale di Coppa Uefa andando a espugnare l’Anfield Road di Liverpool e, qualche anno prima, dal grande miracolo dello scudetto a Verona. E’ l’unico motivo di grande interesse, ciò che può fare la differenza. «Un giocatore molto eclettico, che ha vestito le maglie sia della Spal che dell’Inter, è stato Saul Malatrasi, capace di giocare in tutti i ruoli della difesa, da marcatore a libero (spesso nella Grande Inter sostituiva capitan Picchi), a mediano e anche terzino, benché non amasse particolarmente quest’ultimo ruolo. Non gli affida una grande Inter: non ci sono più Matthäus e gli altri tedeschi, ma sempre dalla Germania arriva un oggetto misterioso, Mathias Sammer, che verrà sbrigativamente rispedito al mittente con l’etichetta di bidone già a novembre (negli anni successivi vincerà un Pallone d’Oro e altri trofei assortiti col Borussia Dortmund, ma questa è un’altra storia che, ahinoi, si ripete ciclicamente).
1998 grazie a una normativa della Lega, attraverso cui fu data la possibilità alle società di utilizzare diversi sponsor per diverse competizioni, e quindi di alternare fino a cinque marchi commerciali sulle proprie divise: due per il campionato (scegliendo l’opzione andata-ritorno o casa-trasferta, mentre negli anni a seguire verrà introdotta anche l’opzione prima-seconda-terza maglia), uno per la Coppa Italia, uno per la Supercoppa di Lega e uno per le coppe europee (normativa valida anche per gli sponsor tecnici). Il Venezia Football Club, meglio noto come Venezia, è una società calcistica italiana con sede nella città di Venezia. Nella città estense è la specialità di un ristorante del centro, luogo di ritrovo di studenti e turisti. E alcuni disegnatori bonelliani abitano proprio nella città estense. E poi non è da tutti essere anche il protagonista di un romanzo, il bellissimo Azzurro Tenebra di Giovanni Arpino che nella prima edizione, quella del 1977, ha proprio una foto di Facchetti in copertina, “Mon Capitaine” come lo chiamava Arpino a sottolinearne l’eleganza». Nella stessa annata, la squadra partecipò anche all’ultima storica edizione della Coppa Anglo-Italiana, uscendo ai rigori ai quarti di finale contro il Genoa (poi vincitore del torneo).
In quel momento abbiamo vinto la Coppa, troppo scontata la finale col Bayern Monaco. Noi interisti, come quasi tutti i tifosi di questo mondo, siamo gente dall’entusiasmo facile e c’eravamo illusi che una squadra con Angelo Orlando, i fratelli Paganin e Igor Shalimov potesse competere nientemeno che col Milan di Gullit e Van Basten. Fu un gol di Gullit, in un pomeriggio di pioggia alla vigilia di Pasqua, durante un Inter- Milan terminato 1-1, a spegnere gli entusiasmi e a riportarmi coi piedi per terra, ma per qualche mese Manicone, per me, fu “megl’è Pelé”. A metà campionato il distacco dal Milan primo in classifica è di undici punti e l’Inter è una squadra senza capo né coda. «Per l’Inter sono passati tanti campioni. Simile scandalo di partite truccate è stato rivelato in Brasile nel 2005. Nel 2006 è stato rivelato in Italia con lo scandalo Calciopoli dove cinque squadre sono state giudicate colpevoli di partite truccate, e punite con penalizzazione. Dai un’occhiata alle felpe della Nazionale Italiana anni 70 e 80; alle felpe di squadre di calcio italiane e estere o la felpa della New Team di Holly e Benji.